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Se tra Sette e Ottocento lo spazio viene faticosamente costruito anche in letteratura per rispondere a specifiche esigenze della razionalità borghese, lo sperimentalismo novecentesco tende a negare le certezze acquisite e, dunque, a destrutturare lo spazio tradizionale rendendone aperta e indeterminata la percezione. Questa configurazione spaziale del cosmo letterario può presentarsi come possibilità di fuga e creazione di una geografia fantastica non meno priva di valore gnoseologico (si pensi al fantasticare dell'Arturo morantiano sugli atlanti geografici) o scaturire dall'esperienza personale che elegge il luogo di origine come punto di fuga di ogni prospettiva spaziale [...] Da questo complesso quadro di approcci critici nasce il volume in onore di Matilde Dillon Wanke che al tema del paesaggio e dello spazio ha dedicato tanta parte delle sue ricerche.